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È un forte segnale di interesse, per il presente ed il futuro del mondo del lavoro del nostro Paese e della nostra Nazione, quello che il Governo Meloni ha voluto esternare ai cittadini italiani, alle famiglie, ai lavoratori dipendenti, ai professionisti e alle imprese tenendo simbolicamente ieri il Consiglio dei Ministri in concomitanza della Festa dei Lavoratori.

È vero che averlo convocato oggi sarebbe stato lo stesso ma è anche pur vero che ogni giorno è preziosissimo in quanto la nostra economia versa in condizioni pietose, non solo per effetto della trascorsa emergenza sanitaria, ma anche soprattutto per le politiche “scellerate” approvate, in particolare, nell’ultimo decennio e precisamente dal vecchio Governo Monti a seguire.

Di seguito sono elencate, sinteticamente, le nuove misure del “Decreto Lavoro” approvato ieri che impattano sul versante datoriale e, dunque, sul mondo produttivo che è composto da professionisti ed imprese:

  • nuove “causali” per le proroghe e i rinnovi oltre i 12 mesi dei contratti di lavoro a tempo determinato le quali saranno stabilite dai Contratti Collettivi sia Nazionali che Territoriali ed Aziendali e sia per effetto di patti individuali o di accordi sottoscritti per sostituire dipendenti assenti. Infine, si chiarisce che la “durata massima del periodo di prova” dev’essere pari ad 1 giorno ogni 15 giorni di calendario con una durata complessiva minima pari a 2 giorni;
  • eliminazione del limite di età di 29 anni per i contratti di apprendistato del comparto “turismo”. La durata di tali contratti di lavoro rimarrà sempre pari a 36 mesi;
  • innalzamento a 15 mila euro della soglia dei “PRESTO” ossia dei voucher delle prestazioni occasionali per i settori che ancora subiscono forti perdite derivanti dalla trascorsa emergenza sanitaria e vale a dire i comparti dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti balneari e dei parchi di intrattenimento e, nello specifico, da tutte le imprese in questione che hanno alle proprie dipendenze al massimo 25 lavoratori a tempo indeterminato;
  • incentivo sulle assunzioni dei giovani con età inferiore ai 30 anni iscritti al percorso “occupazione giovani” che consiste ad uno sgravio pari al 60% della retribuzione lorda mensile per 12 mesi;
  • incentivo sulle assunzioni sui percettori dell’Assegno di Inclusione (che sostituisce il Reddito di Cittadinanza) che consiste ad uno sgravio pari al 100% dei contributi a carico del datore di lavoro (50% in caso di contratto stagionale o a termine) entro il limite degli 8 mila euro e per 12 mesi che potranno essere estesi a 24 mesi in caso di trasformazione di un contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato;
  • possibilità di effettuare, all’interno di ogni singolo contratto di lavoro individuale tra datore di lavoro e prestatore di lavoro, il rimando alle condizioni specifiche previste nel C.C.N.L. applicato con l’esclusione della comunicazione dei controlli a distanza se totalmente automatizzati;
  • obbligo per il datore di lavoro che utilizza attrezzature di lavoro di sottoporsi alla partecipazione e al superamento di uno specifico corso di formazione attinente alla sicurezza nei luoghi di lavoro;
  • sempre in merito alla sicurezza sul lavoro, obbligo della nomina del Medico Competente qualora sia previsto nel D.V.R. e vale a dire nel Documento di Valutazione dei Rischi.

Concludendo, si riportano le novità salienti emanate nel “Decreto Lavoro” in questione che interessano le famiglie e i lavoratori dipendenti che sono:

  • incremento dell’esonero sulla quota dei contributi previdenziali da luglio fino a dicembre 2023 e, nello specifico, la percentuale di esonoro passa dal 3% al 7% per i redditi inferiori ai 25 mila euro e dal 2% al 6% per i redditi compresi tra i 25 mila euro e i 35 mila euro. Si stima che il risparmio “fiscale” per tali lavoratori si aggirerà intorno ai 95/100 euro mensili;
  • aumento dell’importo dell’assegno unico per quelle famiglie in cui è presente un unico genitore che rimarrà valido anche qualora verrà a mancare il secondo genitore;
  • aumento per il 2023 entro il limite dei 3 mila euro della soglia entro cui risultano non tassabili le somme erogate dal datore di lavoro al dipendente, esclusivamente se ha familiari a carico, a titolo di welfare aziendale e a titolo di fringe benefit comprensive anche delle somme erogate per il rimborso delle utenze domestiche (acqua, luce e gas);
  • previste misure di welfare per rafforzare la conciliazione tempi di vita e lavoro per il tramite del coinvolgimento dei centri estivi e dei servizi socio-educativi;
  • aggiornamento del D.V.R. (Documento di Valutazione dei Rischi) per garantire un’ulteriore protezione in merito alla sicurezza sul lavoro all’interno delle scuole che attivano i percorsi di “alternanza scuola/lavoro” con la contestuale istituzione del Fondo per le famiglie di studenti vittime del lavoro.

Il Governo del Presidente Meloni, precisamente con il Consiglio dei Ministri n. 25 tenutosi il 16 marzo scorso a Palazzo Chigi, ha approvato la Delega sulla Riforma Fiscale.

Si tratta di una riforma senza precedenti nella nostra Nazione e nel nostro Paese ed, infatti, impatterà positivamente su famiglie e imprese in quanto si stanno gettando le basi per costruire un rapporto di fiducia con il Fisco Italiano e perché si incentiveranno gli investimenti da parte dei soggetti appartenenti al mondo produttivo e, dunque, crescerà l’occupazione.

<<Finalmente, prima di ogni aspetto, si procederà sulla revisione dello Statuto del Contribuente>> e già da questo singolo aspetto, che ai più può sembrare banale oppure marginale, il nostro sindacato datoriale può confermare che il Governo Italiano sta andando nella direzione giusta perché la Riforma Fiscale, così come improntata, provocherà uno shock notevolmente positivo il quale risulta necessario per far crescere il PIL e, quindi, il benessere economico di ogni famiglia e di ogni impresa e professionista.

Importante sarà, dunque, l’obbligo per l’Ente Pubblico impositore di fornire una motivazione adeguata e, contestualmente, le prove su cui si fonda la pretesa. Un’ulteriore novità sarà la possibilità per il contribuente di esercitare il diritto di accesso agli atti per permettere la migliore difesa nel contradditorio.

C’è poi da sottolineare che la Riforma Fiscale sarà attuata mediante uno o più Decreti Legislativi e che prevederà anche la raccolta di tutte le norme sui tributi le quale saranno suddivise in testi unici per ogni tipologia di imposta e tassa.

Nel dettaglio ecco i punti salienti della Riforma Fiscale:

  • in merito all’IRPEF prevederà un’unica fascia di esenzione fiscale e di un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto privilegiando, in particolar modo, l’equiparazione tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione e prevederà il riconoscimento della deducibilità, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato;
  • in merito all’IRES gli utili d’impresa non distribuiti o comunque non destinati ad attività estranee verranno detassati se saranno garantiti gli investimenti;
  • in merito all’IVA la normativa italiana sarà quanto più aderente a quella comunitaria;
  • in merito all’IRAP si procederà alla sua estinzione e alla contestuale istituzione di una “sovraimposta IRES” che farà da compensazione.

Finalmente non saranno più configurabili come reati penali gli illeciti relativi alla indebita percezione di erogazioni pubbliche, ivi compresi quelli attinenti agli incentivi sulle assunzioni.

Ricordiamo che il Codice Penale prevede una sanzione penale della reclusione da sei mesi a tre anni qualora l’importo dell’agevolazione illecitamente goduta sia pari o superiore all’importo di euro 3.999,96 (al di sotto scatta unicamente la sanzione amministrativa a partire da euro 5.164,00 che verrà sottoposta al vaglio del Prefetto)

Dunque, vi è un sospiro di sollievo per tutte le imprese – grazie all’intervento della Sentenza del Tribunale di Treviso n° 49 del 26 gennaio 2023 – che spesso si vedono contestare a posteriori dall’INPS le applicazioni delle diverse agevolazioni inerenti le assunzioni dei lavoratori dipendenti.

Tale sentenza precisa che non vi è reato e né un illecito amministrativo ex art. 316-ter del Codice Penale (che configura addirittura la truffa nei confronti della Pubblica Amministrazione interessata) neanche qualora la contribuzione venisse in seguito recuperata in quanto si sia attestato che il datore di lavoro abbia goduto illegittimamente di un’agevolazione sulle assunzioni.

Pertanto, la contestazione formalizzata a seguito di un controllo ispettivo sul corretto utilizzo degli incentivi sulle assunzioni non necessariamente presuppone – come anche sancito dalla Sentenza della Sezione Lavoro del Tribunale di Venezia del 5 febbraio 2020 – che vi sia un comportamento fraudolento, poiché, come ribadito dal Giudice del Tribunale di Treviso la condotta incriminabile dev’essere necessariamente di carattere doloso.

FederPartiteIva ci tiene a precisare, innanzitutto, che condivide a pieno la variazione della denominazione del vecchio Ministero dell’Industria da “Ministero dello Sviluppo Economico” in “Ministero delle Imprese e del Made in Italy” voluta dal Governo del Presidente Meloni.

E’ un indizio questo che fa ben sperare tutti noi del mondo produttivo in quanto, come tutti gli Italiani sanno, bisogna prestare cura e attenzione alle imprese e ai professionisti affinché si assista alla crescita di nuovi posti di lavoro e, dunque, all’aumento del benessere economico e morale tra tutti i cittadini della nostra Nazione e del nostro Paese.

Tra le diverse novità contenute nella Legge di Bilancio del 2023 il nostro sindacato datoriale ne menziona una in particolare e vale a dire l’innalzamento dai 65 mila euro agli 85 mila euro della FLAT TAX destinata ai professionisti.

Tale provvedimento di natura fiscale è un ottimo segnale dato dal Governo del Presidente Meloni.

Ma ricorda di intervenire significativamente, non appena si riusciranno a reperire le adeguate risorse, sul cuneo fiscale e contributivo per permettere alle imprese e ai professionisti di poter assumere nuove persone che in questo frangente soffrono perché disoccupate o perché impiegati come precari.

Soltanto con l’abbattimento del cuneo si potranno rilanciare i consumi da parte delle famiglie e gli investimenti da parte delle imprese.

Tra le altre principali vicende su cui intervenire FederPartiteIva ricorda le seguenti:

  • allungamento dell’apprendistato fino ai 40 anni di età;
  • una più incisiva de-tassazione sui premi aziendali e sugli investimenti degli utili;
  • ulteriore intervento sulle pensioni per agevolare l’uscita dei lavoratori oramai anziani oppure di quelli che svolgono da tempo lavori usuranti in maniera tale da rendere ancora più veloce l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro;
  • abrogazione del decreto trasparenza sulle assunzioni il quale sta ancora creando molta confusione tra gli addetti ai lavori;
  • de-fiscalizzazione totale dei costi sostenuti per adeguarsi alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
  • miglioramento della formazione professionalizzante (sistema duale) e promozione degli istituti Tecnici Superiori e degli Enti di Ricerca;
  • abolizione dell’onere della “prova fiscale” e riforma del contenzioso tributario;
  • costituzionalizzazione dello “statuto del contribuente”;
  • revisione del nuovo “Codice della Crisi d’impresa”.

Andando nello specifico delle novità introdotte dalla recente Legge di Bilancio del 2023 il nostro sindacato datoriale segnala le altre disposizioni normative, degne di nota, attinenti al mondo delle imprese e dei professionisti le quali sono le seguenti:

  • crediti d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e di gas naturale ed, in particolare, per le spese in questione sostenute dalle imprese agricole e da quelle della pesca;
  • flat tax incrementale con cui viene istituita un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali, pari al 15%, da applicare sul reddito incrementale d’impresa o di lavoro autonomo maturato nel 2023 rispetto al maggiore del triennio precedente;
  • innalzamento dei limiti per l’utilizzo, da parte delle imprese, del regime di contabilità semplificata;
  • agevolazione dell’estromissione dell’immobile strumentale dalla sfera dell’impresa a quella personale;
  • incremento al 6% dell’aliquota di ammortamento dei fabbricati strumentali utilizzati dalle imprese che commercializzano beni al dettaglio;
  • aumento della soglia per i pagamenti in contanti che saranno permessi entro il limite di 4.999,99;
  • aumento da 5 mila euro ad 8 mila euro il limite di spesa detraibile del bonus mobili nella misura del 50%;
  • proroga del credito d’imposta per gli investimenti in beni materiali 4.0.

La cessione d’azienda dev’essere sempre concertata con i sindacati dei lavoratori dipendenti, anche per quanto concerne il ruolo dell’impresa concessionaria che ha l’obbligo, pertanto, di illustrati i propri obiettivi operativi e strategici almeno un mese prima che i progetti siano approvati in maniera definitiva.

C’è da precisare che tale condotta del concessionario si configura come “antisindacale” in quanto non garantisce, assieme all’impresa cedente, il confronto con i sindacati dei dipendenti almeno venticinque giorni prima dell’operazione della cessione d’azienda come previsto dalla procedura informativa prevista dall’art. 47 della Legge 428 del 1990.

E’ quanto stabilito dalla Sentenza n° 28838/2022 della Sezione Lavoro della Cassazione che condanna così l’impresa cessionaria, ex art. 28 dello Statuto dei Lavoratori, la quale dunque non può ritenersi “terza” rispetto al rapporto tra l’impresa cedente e i lavoratori.

La vicenda processuale – oggetto della Sentenza della Cassazione prima menzionata – ha visto una banca rilevare un altro istituto bancario il quale versava nello stato della liquidazione coatta amministrativa anche se la cessione d’azienda viene tenuta nascosta, in un primo momento, ai sindacati che si trovano nella situazione iniziale di firmare un verbale di accordo in cui vengono previsti pesanti tagli, come previsto dal CCNL adottato dall’impresa cedente, nei casi di ristrutturazione con esubero di personale.

In tale frangente ai sindacati dei lavoratori dipendenti viene nascosto che vi era già un potenziale acquirente della banca in crisi ed, infatti, i due istituti di credito non hanno attivato la procedura informativa prevista dall’art. 47 della Legge 428 del 1990 attuando, in tale maniera, una “condotta antisindacale”.

Pertanto, è sempre necessario avviare anche in tale casistica la “concertazione sindacale” permettendo, dunque, ai sindacati dei lavoratori di potersi confrontare per tempo anche con l’impresa cessionaria.

Infine, in merito all’azione da avviare per reclamare il diritto alla “concertazione sindacale” non attuata si precisa che la rivendicazione del singolo dipendente non potrà comunque incidere sulla sorte di quella proposta dai sindacati e viceversa e vale a dire che è esclusa l’efficacia riflessa del giudicato.

Finalmente una nota positiva e, vale a dire, assistiamo ad una Professionista competente che guiderà il Ministero del Lavoro! Facciamo gli auguri di buon lavoro alla Dr.ssa Calderone, stimatissima Consulente del Lavoro che fino ad oggi ha guidato l’Ordine Nazionale della propria categoria professionale.

Sono anni che il mondo delle attività produttive, in cui opera il nostro sindacato datoriale, chiede a tutta la politica di affidare il Ministero del Lavoro ad un “addetto ai lavori” e, dunque, nominare come Ministro del Lavoro un professionista competente oppure un imprenditore lungimirante oppure ancora un sindacalista d’impresa perché è necessario, oggi come in futuro, incentivare continuamente la figura dell’imprenditore e quella del professionista i quali sono gli attori principali che creano occupazione.

Dunque, bisogna tutelare il mondo produttivo oltre a dover sostenere i dipendenti con le rispettive famiglie.

Noi di FederPartiteIva non ci occupiamo della politica ma, chiaramente, è insito nelle nostre finalità sociali prestare attenzione a chi guida politicamente il nostro Paese e la nostra Nazione.

Pertanto, chiediamo alla politica tutta – e quindi anche a tutti i partiti di minoranza – di fare fronte comune per meglio arginare questa gigante crisi economica e sociale che stiamo attraversando.

Il nostro appello al nuovo Governo Italiano è il seguente: rapidità ed efficienza!

Ed, inoltre chiediamo che il nostro nuovo Governo durante tutta la propria azione politica dica sempre e comunque la verità a tutti noi del popolo italiano.

FederPartiteIva rappresenta le istanze di imprese e professionisti e, come giusto che sia, si confronta con tutte le forze politiche portando all’attenzione le richieste del mondo delle attività produttive.

Pertanto, in merito alle elezioni politiche che si terrano domani, FederPartiteIva – in qualità di organizzazione sindacale di natura datoriale – raccomanda tutti i partiti politici, in gara in questa competizione elettorale, affinché orientino le proprie scelte verso chi crea il benessere economico e vale a dire le imprese e i professionisti, in particolare le micro e piccole aziende.

L’appello precisamente è il seguente: “Se la politica non si decide a valorizzare l’iniziativa imprenditoriale mai si potrà creare benessere perché le imprese e i professionisti sono il motore dello sviluppo del Paese”.

In questo periodo storico che stiamo attraversando, per colpa del conflitto vigente nel cuore dell’Europa, si è ben consapevoli dell’importanza strategica se si possiede un’adeguata politica energetica, la quale deve basarsi su un assortimento delle diverse fonti, e se si attua una politica industriale che manca oramai da decenni e decenni nel nostro Paese.

Dunque, FederPartiteIva chiede ad ogni forza politica di lavorare assieme, a prescindere dal risultato che scaturirà dalle urne, per mettere su una degna politica energetica e una lungimirante politica industriale.

Infine, come ha sempre denunciato fino ad oggi, FederPartiteIva tiene a precisare che le imprese e i professionisti versano in un “mare” di difficoltà che andrebbero eliminate il prima possibile e per le quali rinnova l’invito ad occuparsene.

Con precisione, le principali questioni su cui intervenire nell’interesse di imprese e professionisti sono le seguenti:

  • cuneo fiscale e cuneo contributivo eccessivamente alto non solo a carico per i datori di lavoro ma anche per i dipendenti stessi che combattano contro una inflazione galoppante. Soltanto con l’abbattimento del cuneo si potranno rilanciare i consumi da parte delle famiglie e gli investimenti da parte delle imprese;
  • detassazione “molto debole” dei premi aziendali, degli straordinari e degli investimenti degli utili e ampliamento del welfare aziendale;
  • ottimizzazione dello strumento della compensazione crediti/debiti con gli Enti Pubblici;
  • decontribuzione “molto debole” per i dipendenti under 35, per le donne e anche per i giovani che fanno impresa i quali andrebbero agevolati totalmente nei primi cinque anni;
  • misure per le “pari opportunità delle donne” rendendo, ad esempio, pensionabili in anticipo le madri di un anno per ogni singolo figlio;
  • re-introduzione dei “voucher lavoro” per alcune tipologie di lavori occasionali (turismo e agricoltura) e per specifiche tipologie di persone (studenti-lavoratori);
  • allungamento dell’apprendistato fino ai 40 anni di età;
  • mancata introduzione del salario minimo “per legge” perché altrimenti si ingesserebbe il sistema delle relazioni industriali gestito dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti e delle imprese in quanto sappiamo benissimo che già esistono tantissimi Contatti Collettivi Nazionali di Lavoro (C.C.N.L.) che prevedono adeguati livelli di retribuzione per tutti i lavoratori. In questa maniera si garantirebbe allo stesso modo anche un’autentica libertà sindacale che rappresenta il primo diritto per ciascun datore di lavoro. Per ovviare ai salari non dignitosi, in particolar modo presenti in quei specifici settori che godono di una produttività bassa oppure quando addirittura non si applica nessun Contatto Collettivo Nazionale di Lavoro (C.C.N.L.), è opportuno intervenire in maniera mirata attraverso la “Contrattazione di Prossimità” anche conosciuta come “Contrattazione di Secondo Livello” di tipo aziendale e territoriale;
  • sburocratizzazione e, per iniziare, abrogazione del Decreto Trasparenza approvato recentemente che sta creando anche molta confusione tra gli addetti ai lavori;
  • intervento sulle pensioni per rendere più veloce l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro e per agevolare l’uscita dei lavoratori oramai anziani oppure di quelli che svolgono da tempo lavori usuranti;
  • promozione del turismo, della cultura, dell’agricoltura, della pesca, dell’artigianato e in generale del “Made in Italy” e lotta al fenomeno denominato “Italian Sounding” perpetrato all’estero dalle tantissime aziende straniere;
  • revisione del nuovo “Codice della Crisi d’Impresa”;
  • revisione del “reddito di cittadinanza” da collegare a dei piani di formazione e da sottoporre a controlli più stringenti;
  • abolizione dell’inversione dell’onere della “prova fiscale” e riforma del contenzioso tributario;
  • costituzionalizzazione dello “statuto del contribuente”;
  • pace fiscale una tantum in virtù del momento storico che stiamo attraversando;
  • innalzamento del limite per i pagamenti in contante a 15 mila euro;
  • azzeramento delle commissioni bancarie sui pagamenti con carta per le transazioni al di sotto di euro 100,00;
  • miglioramento del rapporto tra le aziende e le banche;
  • rientro delle imprese italiane già trasferite all’estero;
  • riforma della normativa sulle società tra professionisti;
  • riforma del “decreto dignità”;
  • de-fiscalizzazione totale dei costi per la “sicurezza sul lavoro” e premialità per chi utilizza modelli organizzativi trasparenti;
  • miglioramento della formazione professionalizzante (sistema duale) e promozione degli Istituti Tecnici Superiori e degli Enti di Ricerca.

FederPartiteIva fa gli auguri a tutti i partiti politici in gara per le elezioni politiche di domani 25 settembre 2022!!!

Stando alle previsioni, il nostro Paese nel 2023 inizierà a non crescere più nonostante dal 2017 al 2021 le entrate di imposte dirette e indirette siano aumentate del 15,62%.

La pandemia prima e la guerra in Europa oggi, oltre ad un mancato aiuto adeguato da parte dello Stato Italiano, ha fatto indebitare tantissime micro e piccole imprese oltre che diverse categorie di professionisti.

Bisogna da subito invertire la rotta e noi di FederPartiteIva chiediamo a gran voce – a tutti i partiti politici in gara nelle elezioni in corso – di inserire nella agenda del Paese, come priorità principale, il sostegno forte e continuo al mondo produttivo composto per lo più da micro e piccole imprese oltre che dai professionisti.

Pace fiscale, abbassamento del cuneo fiscale sulle assunzioni, diminuzione del prelievo su imposte e tasse, semplificazione della burocrazia sono i principali ingredienti della ricetta economica più salutare per il nostro Paese.

Per iniziare è opportuno abrogare il Decreto Trasparenza, approvato di recente, che ha appesantito la burocrazia sulle assunzioni provocando tra l’altro un danno a tutto il mondo produttivo anche per l’ammontare spropositato delle sanzioni pecuniarie previste.

Ma sarebbe necessario anche, ad esempio, riproporre da subito la Legge 407/90 (abrogata con la Legge Fornero) con cui per 36 mesi – almeno per il Mezzogiorno – le imprese e i professionisti erano esentati del tutto dal versamento mensile della contribuzione previdenziale.

Identico discorso va prospettato immediatamente anche nei riguardi delle famiglie dei dipendenti che con l’inflazione al 7,3% di questo mese non riescono davvero ad arrivare a fine mese e, pertanto, necessitano anch’esse di un abbassamento cospicuo del cuneo fiscale.

Per finire, anche se è la più strategica tra tutte le azioni da intraprendere, vi è la politica industriale che oramai da tanti decenni non viene più ideata e praticata.

Dove vuole andare l’Italia? Su quali settori bisogna puntare? Abbiamo come paese una politica energetica seria di questo nome?

Se continuiamo a non costruire risposte degne a queste domande sulla politica industriale l’Italia non avrà mai una prospettiva e una speranza per i nostri giovani e sarà segnata per sempre all’oblio economico e sociale.

Sono oramai diversi anni che si parla di salario minimo tra gli addetti ai lavori all’interno del mondo sindacale e del mondo del lavoro in generale ma, giornalisticamente parlando in virtù dell’Accordo provvisorio dell’U.E. raggiunto il 7 giugno scorso, stiamo assistendo in questi giorni ad un dibattito pubblico, riportato alla ribalta grazie alle TV nazionali, che è pieno di ipocrisia e che, pertanto, viene portato avanti soltanto per un tornaconto elettorale.

Quindi FederPartiteIva chiede alla politica tutta di approfondire la questione onde evitare di ritrovarsi a votare una legge inutile o, ancora peggio, una norma scritta male che al contrario aumenti delle “anomalie sociali e culturali” come è già accaduto, in buona parte, con la legge introduttiva del reddito di cittadinanza.

Il vero problema della questione del salario minimo è l’insopportabile “cuneo fiscale e contributivo” che è schizzato alle stelle da 30 anni a questa parte e che va urgentemente abbattuto in quanto ammonta al 60%, contro la media OCSE del 46,5%, del totale delle retribuzioni annue versate ai dipendenti privati (pari a circa 300 miliardi di euro) e, precisamente, lo Stato Italiano incassa quindi 180 miliardi di euro (90 miliardi dai dipendenti e 90 miliardi dalle imprese e dai professionisti) di cui 100 miliardi a titolo di contributi previdenziali e assistenziali e 80 miliardi a titolo di IRPEF.

Per noi di FederPartiteIva l’urgenza è quindi quella di dare finalmente respiro alle attività produttive perché soltanto così facendo si può vedere aumentare la “piena occupazione” poiché diversamente i lavoratori dipendenti tutti, in particolare coloro che non sono altamente specializzati, pagheranno amaramente l’introduzione nei luoghi di lavoro delle moderne macchine e dell’intelligenza artificiale.

Quest’ultimo fenomeno si fa sempre più compiuto anche se viene nascosto dalla politica che si ripara dietro la concessione di una “elemosina” e cioè dietro il reddito di cittadinanza e dietro il salario minimo.

Per il nostro sindacato datoriale FederPartiteIva la proposta di istituire una legge sul salario minimo è un atto di ipocrisia oltre che un insulto per la  nostra solida contrattazione collettiva perché tiene conto sia dei differenti costi della vita nei vari territori regionali e sia del tasso di produttività di ogni settore e comparto e perché da sempre i Giudici già prendono in considerazione i minimi salariali attraverso le tabelle retributive dei CCNL comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale per poter emettere al meglio le rispettive sentenze nelle vertenze di lavoro.

Inoltre, secondo il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (T.F.U.E.) il Parlamento Europeo non può intervenire sulle retribuzioni di ogni singolo Paese in quanto il potere d’acquisto, il livello generale dei salari, il costo del lavoro e il tasso di produttività variano in maniera molto marcata da nazione a nazione (ad esempio in Lussemburgo il salario minimo ammonta ad euro 2000 mentre in Bulgaria ad euro 300) e, pertanto, è impossibile stabilire un salario minimo che possa valere per tutti gli Stati membri senza creare evidenti squilibri interni.

Quindi per noi di FederPartiteIva una eventuale legge italiana sul salario minimo non potrà che agganciarsi sui minimi delle tabelle retributive dei CCNL comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale e, quindi, si capisce che tale proposta derivante da una parte della politica non è altro che una proposta inutile oltre che ipocrita.

Una legge sul salario minimo esiste già ed è l’articolo 36 della Costituzione Italiana che così recita: “Il lavoratore ha diritto ad una distribuzione proporzionale alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Quindi, nella pratica, nelle vertenze legali di lavoro si rispetta continuamente quanto stabilito dall’articolo 36 della nostra Costituzione a dimostrazione del fatto che il nostro sistema della contrattazione collettiva ha retto bene e continua a reggere altrettanto.

Proponiamo, noi di FederPartiteIva, che si proceda – in quanto oramai i datori di lavoro non sono in grado di riassorbire per via contrattuale questi aumenti degli stipendi – ad abbattere urgentemente il “cuneo fiscale e contributivo” perché, altrimenti, le imprese e i professionisti scaricheranno sui prezzi dei beni e servizi prodotti tali aumenti salariali provocando ulteriormente l’aumento dell’inflazione e quindi danni al nostro già fragilissimo sistema macro-economico.

Tutto questo è tristemente possibile che si verifichi in quanto sono circa 30 anni che le imposte e le tasse sui datori di lavoro sono cresciute, non solo per quanto riguarda i contratti di lavoro, e anche per le conseguenze che l’attuale guerra in Europa tra la Russia e l’Ucraina sta causando alla nostra economia senza dimenticare gli strascichi derivanti dall’emergenza sanitaria da Covid-19.

Proprio l’attuale scenario del conflitto tra Russia e l’Ucraina ha fatto salire l’inflazione e, a maggior ragione, è improponibile introdurre la scala mobile, come qualche sindacato dei lavoratori ha proposto in queste settimane, e anche a legiferare sul salario minimo in quanto è necessaria unicamente una contrattazione collettiva che va però supportata con un forte abbattimento della pressione fiscale sui redditi di lavoro sia a favore delle imprese e sui a favore dei dipendenti e, su questo fronte e in questo momento storico, l’unico attore a dover fare pienamente la propria parte e a dover fare allo stesso tempo la differenza, è il Governo Italiano che dovrà quindi procedere, con coraggio, per tagliare drasticamente il debito improduttivo e inefficiente del proprio apparato.

In merito al POS, già obbligatorio per le imprese e per i professionisti, sappiamo che dal 1° luglio 2022 sarà introdotta, con il Decreto Legge n° 36/2022 e ossia il cosiddetto “Decreto PNRR 2”, una sanzione pari ad euro 30 aumentata del 4% del valore della transazione rifiutata qualora non si accettano pagamenti con carta e con altre modalità tracciate.

Per la nostra organizzazione sindacale FederPartiteIva sarebbe opportuno concedere degli adeguati crediti d’imposta alle imprese e ai professionisti per compensare le notevoli commissioni applicate dalle banche e dagli istituti di pagamento in particolare per i micro e i piccoli acquisti.

E’ proprio sul fronte dei micro e piccoli acquisti che le imprese versano in uno stato di grave difficoltà in quanto le esose spese di commissione assorbono praticamente l’intero piccolo margine di guadagno e, pertanto, lo Stato Italiano dovrà far fronte nel risolvere una volta per tutte questa incresciosa e paradossale situazione anche stipulando un accordo di lunga durata con il mondo bancario.

Come sappiamo dal 1° gennaio di quest’anno, per effetto dell’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2022 (Legge n° 234 del 2021), anche i datori di lavoro con un solo dipendente potranno richiedere l’ammortizzatore sociale (se non rientrano nel campo di applicazione della “Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria” in sigla C.I.G.O.), con riferimento a tutte le diverse causali, qualora dimostrino di attraversare una particolare e grave situazione di difficoltà economica-finanziaria al di là della causale dovuta all’emergenza sanitaria.

Con la circolare n° 3 del 16 febbraio 2022 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali chiarisce che sarà possibile accedere in maniera semplificata agli ammortizzatori sociali e vale a dire presentando un’apposita istanza senza aver espletato, in maniera preventiva (e anche in via telematica), l’informazione e la consultazione con i sindacati come sancito dall’art. 14 del D.Lgs. n° 148/2015 ma semplicemente depositando una “relazione tecnica semplificata” che, facendo riferimento al fatto notorio della crisi pandemica in atto, indichi le ricadute negative, anche di natura temporanea, circa la situazione finanziaria del singolo datore di lavoro che determina le difficoltà le quali giustificano la richiesta del pagamento diretto.

Ciò sta a significare che l’informativa sindacale dovrà comunque essere conclusa e comunicata successivamente all’INPS che, pertanto, potrà richiedere in fase di istruttoria l’attestazione dell’avvenuto espletamento della comunicazione preventiva al fine di tutelare gli interessi dei lavoratori dipendenti.

Tale deroga sarà in vigore, unicamente per le domande pervenute dal 1° gennaio 2022, fino al 31 marzo di quest’anno il quale rappresenta la fine dell’emergenza sanitaria che stiamo attraversando.

Concludendo, ci teniamo a precisare che è obbligatorio, anche ai fini del rilascio del DURC, dal 1° gennaio 2022 il versamento della contribuzione mensile al FIS per tutte le imprese, anche quelle con un solo dipendente, ad eccezione per i settori dell’artigianato, delle professioni e del trasporto aereo in quanto in tali casistiche è necessario far confluire i versamenti mensili agli appositi “Fondi di Solidarietà Bilaterali” che non vanno confusi con gli “Enti Bilaterali”.